Al coordinamento sta un manifesto che dice: mi impegno a coltivare la mia identità

A gennaio bau, a febbraio pure sto abbastanza da cani, marzo pare meglio ma aprile mette in chiaro le cose anche per maggio e così fino a quando viene Londra. A Londra si va al contrario, le strade vanno prese contromano e controvento quindi io mi ci ritrovo bene e quando torno comincio ad apprezzare anche certe canzoni di Tiziano Ferro. L’estate è tempo di revival: le maniche corte, galassia gutenberg, la gente che mi si ripresenta, ammette d’essere stronza e vorrebbe essere ringraziata per quest’ammissione. La gente che dice: come posso io? come faccio io? E io che ho le risposte che non vanno bene. Luglio non me lo ricordo, anzi sì, ci sono io che scendo le scale della metro di Dante e la persona che è con me che mi dice: dài, torna indietro, io vado solo e io dico: ma no. Credo di aver deciso molte cose con quel “ma no”, come se a livello inconscio sapessi già che una mia eventuale corsa su per le rampe non avrebbe cambiato le cose: né il futuro, né come mi sentivo.

Agosto si chiama Berlino e S-bahn e Wievel kostet das? Settembre sa di aria condizionata e di giornali vecchi, io seduta a cercare le tracce all’ultimo piano del palazzo delle poste. Il resto dell’autunno sa di benzina e di cose da fare, tantissime. Fine novembre viene ed è molto bella, non mi rendo nemmeno conto di ciò che perdo per quello che guadagno e si muove davanti a me come un pescetto. Il resto dei mesi lunghi fino a marzo sanno tutti di piccoli traslochi e vento e telefonate e una cosa nuova che mica conosco. Ad aprile, mi pare, capisco che Cara Valentina è una canzone crudele: dalla sofferenza altrui bisognerebbe imparare con vergogna, specialmente quando siamo stati noi a causarla. Maggio è Torino e cibo indiano, e un treno che mette in discussione i pensieri e le cose che provo, schiacciata nella prima classe per 7 ore e 20 a dire a me stessa no.

E giugno è di nuovo qui, così diverso dall’anno prima, difficile e nuovo assieme,  così uguale per certi versi che mi viene il dubbio che la costante sia io, infine. Certe volte mi chiedo se davvero sono Born to write come mi hanno detto a Parma o Born to e basta, io che ci provo a prendere la rinuncia come un valore e che invece non rinuncio mai. Luglio fino ad ora ha portato la voglia di tagliarsi i capelli con tutti i nodi e i riccioli di quando sono troppo scocciata per farmi la piastra e anche un poco il genio di mettersi di lato e ridere, sorridere a chi c’è sempre stato, in questi mesi. Non lo so che cosa viene adesso, ma vi posso passare la mia colonna sonora.