2010, 2011 e i film da evitare nel periodo di transizione

Harry ti presento Sally (foto dal film)

La vita nel 2010 mi ha visto correre la prima metà e star ferma la seconda: non avere tempo per nulla e, improvvisamente, spazio per il mondo intero, la via più breve per passare dall’esaurimento all’apatia, insomma. Con una costante a cui mi sono tenuta stretta come si fa con una ringhiera: smadonnare. Per la maggior parte del tempo contro me stessa, poi contro il traffico, contro l’autista dell’autobus bloccato nel traffico, contro precise persone dell’emisfero terrestre sud occidentale, contro ignote forze del male che si frappongono tra me e il buonsenso.

Questi mesi scanditi dalle porte della metropolitana hanno, dunque, una sola, possibile, colonna sonora: questa (con un dolore al centro del petto al verso “it’s getting hard to be someone but it all works out, it doesn’t matter much to me”)

Ci sono stati, sì, momenti in cui mi è parso di poter guardare al mondo e alle sue forme con gli occhi arricciati, come si fa col sole, e dirgli: brutto baschtardo, vieni qui che mi hai fatto penare tanto ma ti perdono. In quei momenti avevo i capelli liscissimi di felicità e balsamo, i tacchi ai piedi, il labello alla fragola. Mi impegno ad averceli ancora, in verità, almeno per un paio di giorni ogni due settimane. Ma anche in quelle pisquaniche ore mi  sono sentita scoordinata come una danzatrice di Hula su tempo sincopato. La mia vita amorosa, ad esempio. Anche nei momenti migliori ha avuto chiare assonanze con questa.

Insomma un gran periodo del cazzo (ma che ritmo, che compagnia!). Però m’ha fatto anche bene, perché per il 2011 ho le idee tanto chiare che sembrano una dichiarazione di guerra: davanti al nuovo che avanza mi impegno a non riciclare considerazioni dell’anno passato, a loro volta prese dritte dritte dall’anno prima. Perché da un poco di tempo a questa parte mi rendo conto che le aspirazioni per il domani sono sempre le stesse, condivise da una larga fetta di popolazione, che vado a riassumervi brevemente:

1) Trovare un lavoro appassionate, laddove il lemma “passione” sia necessariamente lontano dal suo ancestrale significato di sofferenza e tormento fisico;

2) Finire il romanzo che sto scrivendo, laddove il verbo “finire” non stia ad indicare che prima o poi metterò nella vasca da bagno tutti i miei foglietti e appunti e moleskine e gli darò fuoco (una cosa molto scenografica, devo dire);

3) Smetterla di provare sentimenti di empatia per disadattati, in quanto è risaputo che il ragazzo problematico ricerca la strega tormentatrice;

4) Smetterla di provare sentimenti di empatia per Hannibal Lecter, in quanto è risaputo che un fegato a melone sarebbe utile solo a scopi culinari;

5) Smetterla di provare sentimenti di  odio verso cristiani, con il forte impulso di uccidere dopo minuti 7 di conversazione, laddove il termine cristiano non sta ad indicare necessariamente un uomo di fede cattolica quanto un uomo di fede, da cui il corollario

5bis) Essere ricambiata in sentimenti amorevoli da un cristiano senza dover stare lì a ripetere il mantra: dio, ti prego, non un’altra esperienza istruttiva;

La prima cosa che vorrei imparare a fare nei prossimi dodici mesi è chiudere le porte: resto attaccata più del dovuto al passato,  mi guardo indietro per cercare un bandolo alla matassa del presente, e non sta bene, non più, me l’ha detto il passato in persona, in faccia e senza remore.

Il fatto di ricordare bene non l’ho mai considerato un pregio quindi se accanto al proposito potessi esprimere un desiderio, ecco, io sceglierei di scordarmi di un blocchi interi di vita un poco come fa Jim Carrey in quel bel film. Vorrei anche che il nuovo anno mi vedesse più piccola di quello che sono o più ingenua, più stupida su molti fronti. Non lo considero mica male: sempre meglio di starmene qui a conoscere tutti gli spigoli del mondo e a dirmi quanto e come posso avvicinarmi al resto delle cose. Lo dicevo tempo fa ad un amico che lo so che il trucco è la distanza e che nei rapporti di ogni genere pare doversi giocare tutto sul nastro sottile del quanto riusciamo a stare lontani gli uni dagli altri. Bene, io non sono mai stata così: piacere, luna in ariete, preferisco la sovraesposizione, parlare chiaro dire fare baciare lettera e testamento. Quindi veniamo al proposito 6:

6) Essere più determinata nelle cose che mi riguardano da cui il 6bis) Non dimenticare il proposito 6.

Esiste anche il proposito 7, un proposito necessario e importante, il mio proposito preferito al momento, ma non ve lo dico manco sotto tortura per una questione di scaramanzia.

E ora smettiamola con le cose autoreferenziali e veniamo a noi.

Siccome vedere Harry ti presento Sally il giorno 6 dicembre ha prodotto solenni  cazzate e siccome sul giornale ho letto che lo ritrasmettono, a tradimento, il 31 a sera, io devo fare qualcosa perché nessuno più pensi che il destino si è manifestato via decoder, che è un segno o che, peggio ancora: il film sullo schermo possa dirci qualcosa che ignoravamo fino a tre secondi prima. Se c’è qualcosa che ignorate, signori, è l’immane cantonata che  state per prendere. Capiamoci. Io non è che voglio vedere afforza Criminal Minds (che manco a farlo apposta fanno stasera) e  i film di ucciditori tipo Misery non deve morire (anche questo oggi, in seconda serata). E’ che i film romantici mi fanno male, ultimamente mi fanno male pure i Teletubbies e la pubblicità dell’ammorbidente. Per esempio, Amelie. Ecco, diciamolo chiaramente: Amelie ha fatto molti danni alla popolazione femminile. Ci sta gente che gira per strada con le guanciotte rosse pensando di essere Amelie di Montmartre invece è Mariannina di Battipaglia.

Come va a finire Amelie? La storia la sappiamo tutti quanti. Ci sta questa bella figliola timidissima però assai bona che sta bene con un taglio di capelli che farebbe sembrare una palla da bowling chiunque. Ad Amelie piace tanto tanto fare le sorprese alle persone, si impegna a fare contenta la gente. Poi torna a casa sua e si sente sola e triste perchè a lei nessuno la calcola tranne un vecchio con le ossa di vetro, voglio dire. E Amelie non è un’assistente sociale, no, Amelie lavora in un bar fighissimo ma ciò è inutile perché non c’è amore nella sua vita, almeno fino a quando  compare uno che è un disadattato sociale, però simpatico. Il disadattato sociale non la calcola proprio perchè lui ha altre mete nella vita, tipo raccogliere le fototessere. Però lei si mette d’impegno, gli lascia tanti bigliettini e lui mica la denuncia per stalking, no,  va a casa sua e trombano,  Amelie perde ogni ritrosia perché  lei e Nino sono legati da un filo comune di solitudini infantili e affetti mal corrisposti. La fine del film ce li mostra in motorino tutti contenti e felici.

Ma la verità è: che Amelie dopo un po’ torna ad essere timida e diffidente come al solito suo perché una il carattere non lo cambia in mezz’ora, una sera che Nino fa tardi al sexyshop lei si incazza forte ma non dice niente e smette pure di cucinare, Nino sta pure lui stanco e alla fine la tradisce con la commessa del sexyshop perché è noto che i mucchietti di dolore che si dondolano da un piede all’altro non sono molto attraenti. Amelie una mattina va alla metropolitana ascoltando le canzoncine francesi ma le rubano la borsetta e lì  inizia a rendersi conto che il favoloso destino delle locandine è una grossa pigliata per culo pubblicitaria ma chiamarlo il destino di cacca di una femmina qualcunque non avrebbe venduto assai.

Come va a finire Secretary? E che ve lo dico a fare? Li arrestano tutti e due.

Come va a finire Lost in Translation?
Charlotte torna a casa tutta speranzosa, lascia pure il marito e si mette a fare la scrittrice e ha pure un discreto successo con un libro semiporno ma Bob Harris è un uomo pigro e non la chiama mai più. Mai più più. Mai più, zitte. Si rivedono anni e anni dopo ad una specie di aperitivo a cui lei è andata apposta per vederlo e chiavargli un portacenere di marmo in faccia. La scena la sapete già. Come no, si che la sapete. Hai voglia. Andatevi a rivedere Sapore di Mare, Marina Suma e Jerry Calà nell’ultima scena.

Serendipity: seh, vabbuò, si lasciano il giorno appresso per incompatibilità. lei tiene le visioni e pensa ancora al tizio delle capre, lui si legge l’amore ai tempi del colera e capisce che era tutta una strunzat.

Once, trasmesso stasera su Rai5 perché al male non c’è mai limite, già finisce a chiavica, che vi devo dire. Probabilmente il tizio biondo va a Londra, si rimette con la fidanzata, poi la fidanzata fa qualche altra stronzata e lui va in Irlanda a trovare il padre e rivede la tizia bionda di prima che fa ancora le pulizie. La tizia bionda intanto si è lasciata con il marito perchè è nu mbriacone e si lascia trasportare nei dolci sogni del musicista biondo, magari gli dà pure un paio di consigli sul nuovo sound che deve sperimentare. Però anche in questo caso, bell’e buono lui se ne va e decide di tornarsene a Londra, perchè è già molto compiaciuto della vita che ha, adesso sa che può anche corrompere una giovinetta, eh eh. Alla tizia bionda viene l’esaurimento nervoso, mal sopporta la solitudine, si fa il giro della contea di Dublino nella Dart e si convince che forse può ricominciare. Quindi fa dei bellissimi propositi per il nuovo anno, si mette al pianoforte e  scrive un’altra canzone tipo If you waaaant meeee, satisfy meeeeee. Guarda fuori dalla finestra il sole che scende, e avanti un altro.

Commenti

  1. Sapevo che ne andava per sotto pure Once.

    Comunque hai fatto bene a sottolineare una cosa su Amelie, che questa cosa che è bona non la dice nessuno e mi sembra davvero una grossa ingiustizia.

  2. Raffo, Once è l’unico film dell’amore e delle postegge dove le postegge e l’amore non si concretizzano ma ci stanno un sacco di belle canzoni e noi tutti abbiamo sperato in un finale diverso nella famosa scena in cui lei gli dice “miluji tebe”, solo che il guaglione non aveva nessuna base di lingue neo romanze.

    ;)