Giuro che non mi farà più male niente tranne i piedi

Sto ascoltando una canzone mainstream, di quelle che puoi sentire in radio nell’ora delle dediche o in sottofondo a qualche serial americano in cui ci sono dottori e infermieri coi camici che scopano tra loro epperò devono anche salvare la gente e la cosa si rivela un gran problema.  Questa canzone  che dice, essenzialmente “sarei rimasto in piedi con te tutta la notte, se avessi saputo come salvare una vita”, è l’unica che m’è venuta in mente stasera mentre bevo il fondo del latte parzialmente scremato + latte di soia + caffé e cerco di evitare la bottiglia del Bailes che mi guarda dal frigorifero e mi ricorda che non sono propriamente una salutista. Non ho molto da dire: sono successe oggi cose che sapevo sarebbero successe da mesi, le cose si sono messe d’accordo, hanno deciso di venirmi a trovare assieme cosicché quando mi stanco di pensare a una delle due ecco pronta l’altra. E’ un po’ il gioco che facciamo noi femmine quando portiamo i tacchi, non so se  hai presente ma le femmine fanno così te lo assicuro: spostano il peso un po’ su un piede un po’ sull’altro, destro destro destro destro sinistro sinistro e poi accapo. Adesso sai: un sabato notte, mentre cerchi le chiavi di casa fermo davanti al portone, potrà capitarti di vedere belle ragazze alte che trascinano i piedi e no, non stanno ballando una specie di latino americano senza musica, hanno solo male ai metatarsi. Noi femmine ci piacciono scarpe che fanno male. Più la scarpa fa male, di solito, più è bella.

Stamattina ho bussato forte contro le saracinesche di uno due tre negozi  per comprare scarpe per lei, che avesserò un po’ di tacco perchè così mi hanno raccomandato sennò chi la sente. Lei non poteva più dire niente, figuriamoci chiedermi conto delle scarpe e del tacco, ma io sono femmina e ho pensato che sì, c’avevano ragione: un giorno me la sarei ritrovata davanti e m’avrebbe detto: uè, e con che scarpe mi avete mandato?

Domani, per spostare in un luogo riconoscibile il dolore  delle cose prenderò da sotto al letto il mio bellissimo paio di Zara nero con il platform e il tacco altissimo, scarpe che ho messo solo alla laurea e alle prime puntate del programma. Sono scarpe riservate ai momenti d’agitazione perché avere un male sulla carne, un male di cui puoi liberarti, alle volte ti induce a pensare che sia così per tutto. In passato ha funzionato:  io prima di chiedermi “come andrà la mia laurea?” o “sopravviverò a stasera?” pensavo “quando potrò togliermi queste trappole cinesi dai piedi?”. Vorrei funzionasse anche domani e altri cento giorni ancora, sceglierò solo scarpe dolorose e belle da oggi in poi lo prometto fino a che una sera, trascinandomi nel latino americano senza musica, io avrò paura di non sentire altro dolore che quello alla pianta dei piedi.