Amore, fossimo in un serial-tv adesso partirebbe la musica.

Lista di canzoni da evitare come la peste, i germogli di soia, i cetrioli & co.

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– Advice for the young at heart, Tears for Fears

Canzone del 1989 adattissima a salutare il decennio, qualunque esso sia. Ma procediamo con calma. Chiudete gli occhi. Siete seduti al tavolo della cucina un sabato mattina, la casa è vuota e ci siete solo voi a far colazione con il muesli in offerta al supermercato. Anzi, per la precisione, il muesli in offerta al supermercato ve lo siete litigato con il cassiere che aveva promesso alla moglie di portarne a casa una confezione, quindi siete piuttosto orgogliosi di voi stessi. Mentre assaporate il decentissimo muesli, ecco che Radio Capital vi viene a dare questo consiglio non richiesto più o meno come tutti i consigli, solo che questo è proprio per voi che vi pregiate d’essere molto young at heart come nella famosa canzone di Frank Sinatra. Mentre loro giocano a fare mamma e papà, noi giochiamo a fare i bambini, dice la canzone. Potrei essere felice, potrei prenderla in maniera più naif, continua. Vi chiedete se i Tears for fears sono morti o se ancora esercitano. Sperate fortemente per la prima opzione quando arrivano a citare John Lennon con il suo amore che è una promessa e un souvenir. Vi alzate dal tavolo e cercate nella borsa le sigarette. La radio continua a gracchiare in maniera ossessiva che presto sarete vecchi, quando farete funzionare le cose? A quel punto, solo a quel punto, decidete d’imperio che no, voi non siete affatto young at heart. Questa canzone non è per voi: voi avete 87 anni, il cuore secco come quello della pecora in formaldeide di Hirst e la canzone di Sinatra vi piaceva solo ed eslusivamente per quella scena di Damages in cui Ellen Parsons si vendica finalmente di Patty Hewes.  Inutile dire che le sigarette sono finite e i maledetti stanno ancora cantando degli occhioni marroni che sono stati la sorpresa di una vita eccetera eccetera.

– Love is found , Sade

Avete deciso che nel vostro lettore mp3 non possono starci solo canzoni dei REM o dei Baustelle perché non sta bene fare i cinici sprezzanti tutto il tempo e anche perché abitate a Napoli, non a Milano o a New York, e prima di diventare esseri cinici sprezzanti la cosa certa è che sarete degli stronzi nichilisti. Non è una bella cosa. Immaginate cosa vuol dire fare sesso con un nichilista. Roba che voi gridate oh Dio e lui vi informa che Dio non esiste. Quindi siete passati a Gwen Stefani. Dopo un po’ volevate fare a Gwen Stefani quello che il nichilista ha fatto a Dio. Quindi siete passati a Janelle Monae. Janelle prometteva bene, ma alla fine vi siete accorti che la sua Cold War va bene solo quando avete perso il 201 su via Monteoliveto o quando andate a convegni sul terzo settore. Ed ecco che è comparsa Sade con il remix della sua vecchia hit. Sade vi piace sì e va bene sia quando camminate sui tacchi che quando avete le scarpette da ginnastica. E poi un giorno decidete di ascoltare attentamente le parole. E poi un giorno vi ricordate che Sade era quella lagnona di Kings of Sorrow . E poi a quel punto è troppo tardi per tornare indietro che….

– Carry you home, James Blunt

… Che siete precipitati nel baratro. Io quando ascolto James Blunt significa che è maletiempo. Due sono le mie nemesi musicali, nate tutte e due sotto la lettera B dell’alfabero: Blunt e Bublé. Nel primo caso significa che attraverso la fase in cui sono più indifesa del cucciolo di foca bianca orfano nella stagione della caccia; nel secondo che sono felice e contenta e voglio andare a fare la spesa in un grosso supermercato solo per ripetere lo stesso balletto del cantante canadese. Oggi ci concentreremo sul primo caso di malattia mentale. Allora, il caro James che è anche un discreto figliolo centra subito il nocciolo del problema sin dalla prima parola, tanto che sono convinta disponga di un generatore di canzoni con parole che più che SEO oriented sono Premestruo oriented. La prima parola difatti, è Trouble. La frase che ne segue è: is her only friend. La terza è: and he’s back again. Alla quarta non ci arrivate proprio perché state già piangendo come un vitello. Il vitello fortunatamente non conosce l’inglese perché sennò al ritornello sceglierebbe di recarsi spontaneamente al macello, anzi, di chiedere anche di saltare la fila che c’ha fretta. Perché il ritornello fa: as strong as you were, tender you go, I’m watching you breathing for the last time, a song for your heart but when it is quiet, I know what it means and I’ll carry you home, I’ll carry you home. RESPIRATE, grazie.

Secondo me tutte le femmine del mondo sono in qualche modo sensibili alla locuzione verbale portare a casa da intendere come essere portate a casa da qualcuno. Ed eccolo qui James il biondino che vi dice che se ne accorgerà e quando sarà il momento vi accompagnerà a casa, perché mica lui è un becero approfittatore che vi vede incasinate e indifese e vi propone di cercare rifugio sui reclinabili, no, lui è un signore per bene che vi accompagnerà a casa. Dov’è il problema, chiederete voi. Il problema è che il caro James non solo vi accompagna a casa nella suddetta canzone ma è anche quello che griderà al massimo della sua voce che è meglio se non gli date la possibilità di scegliere ché è certo di fare lo stesso errore. Di più: James è anche quello che se siete troppo belle non sa che cazzo fare quindi non fa niente ed è lo stesso marpione che a Simona spiega che gli spiace, è desolato, avrebbe tanto voluto essere sobrio. Insomma, il nostro ha una capacità di dramma umano in canzoni pop tale che al confronto Tiziano Ferro è una promettente stella del teatro cabaret. A questo punto la frase sul guardarvi respirare per l’ultima volta non dovrebbe farvi pensare ad altro che ad un serial killer.

(fine della prima puntata. Se volete qualcosa di mio da leggere che sia bello sostanzioso, andate qua)

Commenti

  1. hai il taglio per un tabloid anglosassone. Ma dimmi una cosa è nata prima la scrittura o l’ironia? prrrr