Che Dio mi salvi con nome

Asciugamani bagnati, biglietti ICplus
i capelli pieni di sale e il dolore al ginocchio
estate frigorifero per me che vivo di giornali
di hotel ubicati su graziose baie
l’ip fisso è necessità

Salvami signore
con nome
apri per me una nuova scheda, Gesù

Kitchen per la centesima volta
il lettore mp3 cinese rotto
la matita per gli occhi persa dietro la lavatrice (irrecuperabile)
e i numeri di telefono appuntati su post it
perdonami quello che puoi

Che non debba staccarmi
a morsi la batteria, padre nostro
Dammi oggi il mio facebook quotidiano
il pane no, meglio una fresella

Procedure di archiviazione appuntate su fogli volanti
Robinson, Simpson
tutte le sql del mondo, tutto il sushi
e le sveglie a orari improbabili
risolti in  tavoli sui precari che non prevedono l’intervento di precari

E’ l’una, metto il timer per lo spegnimento della televisione
accanto al letto ho un trolley argento buono per un viaggio sulla luna
sulla sedia il vestito rosso aperto sulla schiena
e il ventilatore a velocità 4 che porta dentro casa l’odore crudele delle zagare

Fuori la città brucia assieme alla ventola
di questo computer rotto sulle mie ginocchia
lasciami il tempo di caricare la pagina
rimetti a me le nostre email
come io rimetto feedback ai nostri amici in comune

 


[Ieri sera c’era questo cristiano allo Show dei Record. Faceva dei movimenti strani con la bocca come se volesse mangiare l’aria, un medico spiegava che stava caricando i polmoni come fossero serbatoi. Il tizio dopo un po’ s’è tuffato in una vasca d’acqua gigante e immobile non ha respirato per 18 minuti raggiungendo non so quale primato. Bella forza, volevo dirgli io, io sono quasi tre anni che non prendo fiato]