Il fuoco, la carta, e l’incendio
che ne viene fuori ad andar bene
Vi hanno mai detto una cosa, una cosa semplice, costruita secondo le regole della sintassi, ma che per qualche motivo, tra le vostre orecchie e il vostro cervello, sceglie la memoria? Una cosa di quelle che se vi resta troppo tempo sulla faccia nessun antirughe al mondo potrà mai salvarvi?
A me sì.
Inutili Fuochi è nato così, come fucile pronto a sparare in aria, perché alle cose che ci dicono non sempre possiamo rispondere, almeno non a parole. Che la funzione di carezze o calci, di baci o di scopate, non sia poi questa.
Nel libro queste cose ci sono: c’è l’estate, prima di tutto, che è bella perché toglie la forza (a noi, ma anche ai nostri nemici). C’é agosto, l’avete tutti ben presente, immagino. C’è il caldo che si attacca addosso, nessun condizionatore vi ridarà il respiro largo, il sole che si mangia tutta la voglia di discutere e fare. Ci sono le vacanze. Bella cosa le vacanze, la settimana al mare che riuscite a tirar via dai binari soliti. Non ho mai capito quelli che dicono: il mare, che palle. I villaggi vacanze, la musica, i balli latino americani, gli ombrelloni, la spiaggia, la sabbia, i panini, i piccoli spacci, atroci. E parlate con una che se ne va al freddo, le mie ultime vacanze serie erano tutte in posti in cui il k-way è la regola. Ma non so mentire sul potere che ha il sole di far dimenticare le cose, i motivi del dolore, i reumatismi, la stanchezza di un anno di lavoro, le urla dei bambini, i litigi coi parenti e la moglie che non ti scopa come vuoi e le bollette da pagare e la carne, il latte da comprare. Perché dire male di un posto in cui è tutto compreso, per una settimana o due? Il libro è ambientato in un residence, è il caso di dirvelo.
E in questo residence c’è Ricardo, che è scuro e parla strano e si muove al ritmo di canzoni pop, Ricardo che balla e non si sottrae, perché tutto, nella luce accecante, è specchio e nel suo riflesso puoi vederci quello che vuoi tu, anche gli occhi dell’uomo che ami. C’è Marta, col suo fisico asciutto su cui non si possono leggere i segni del cambiamento che porta nella pancia, non ancora. C’è Lia, pochi anni, capelli castani tagliati a scodella, un reggipetto che comincia a starle stretto, e c’è sua madre, persa nelle sue storie, che già sente l’inquietudine del disastro nucleare di cui la figlia sarà reattore fuso. C’è Andrea, il regista che ha mandato in frantumi carriera di successo e rispettabile vita che era riuscito a portare in scena. C’è Luisa che come gesto di ribellione massima al mondo che balla e prende il sole, resta sul bagnasciuga. Ha deciso che vuole essere amata, per forza, e vuole quest’amore da te che leggi, a te viene a chiedere. Ci sono i bambini, e forse possono dirsi innocenti anche quando appiccano il fuoco. “Noi – dicono – facciamo tutto assieme perché quando hai un altro affianco che ti tira i pensieri dalla testa allora puoi farli diventare cosa vera, non puoi dire non mi va che l’altro risponde: non ti va perché hai pau-ra, hai pau-ra, hai pau-ra “. E ci sei, infine, anche tu, alle prese con un dolore muto sotto il seno, sdraiata sul letto alle tre di pomeriggio.
Sono convinta che tutti noi, in un modo o nell’altro, cozziamo contro le persone con cui abbiamo a che fare, come boe al largo. Così succede nei Fuochi: spossati dal caldo e dall’alcool, da droghe gravidanze e mal di testa, si balla e si sta assieme in latrine poco illuminate, in scarne cucine da mensa. Poi, come dice Ricardo, si torna tutti a non conoscersi.
Non so se sono riuscita a dirvi abbastanza di questo libro, ma penso che per cominciare possa andare bene. La casa editrice è la 66thand2nd, indipendente tanto da volerle bene subito. Porta il nome di un incrocio: quello tra la Sessantaseiesima Strada e la Seconda Avenue a New York, una strada, un luogo di passaggio, ma anche un indirizzo. E se casa è un posto qualunque in cui ci piacerebbe poter restare e tornare, sono contenta che questo libro abbia trovato spazio qui. Inutili Fuochi esce questa settimana, il 19 aprile, e lo presentazioni cominciano a Salerno (2 maggio, Feltrinelli di corso Vittorio Emanuele), poi si va a Roma (3 maggio, Feltrinelli, via del Babuino) e ancora a Napoli (8 maggio, Feltrinelli, via S. Tommaso D’Aquino). Nell’attesa, vi lascio con Bowie.
Appena ho un po’ di tempo (ho un paio di libri da recensire) me lo compro. Magari passeranno mesi ma lo leggerò, come gli altri. Sul potere del sole, hai ragione…ultimamente però batte troppo forte:)