Lettere dal monolocale #1

Sull’autobus, una lunga tirata di negozi per spose a destra, e pizzerie, pizzerie, pizzerie a sinistra, tutte chiuse, è sabato mattina da poco e se mi chiedi qualcosa di me io non so dirti altro se non che ho i capelli corti come un romanzo breve e che la mia unica preoccupazione è non essere troppo dura con me stessa, ma piove e allora non dico niente, ho mal di testa già così, sabato è il giorno in cui la pigrizia può essere facilmente valutata dal lasso di tempo che ci metti tra il dire “vorrei proprio un caffé” e alzarti a prepararlo. Alzo la musica, i piedi scalzi sul parquet, le scarpe lasciate in un angolo, e i pantaloni di pelle bordeaux e il freddo sulle spalle, lo smalto rosso e le fragole appena comprate e i libri, tanti libri (troppi libri) a cui fare spazio. Il pesce rosso nella boccia l’ho chiamato “Mr.Wolf” perché doveva risolvermi un problema, quello di avere qualcuno a salutarmi al rientro a casa. Un gatto sarebbe stato meglio, lo so, ma il gatto mi avrebbe anche distrutto il divano e le tende, e invece volevo semplicità, acqua fresca, armadi e lenzuola bianche come non le ho mai avute, e un finestrino nella camera da letto, piccolo che sembra quello di un aereo, che se ci guardi dentro mentre sei distesa vedi solo cielo. E basta.

Commenti