Amore, fossimo in Uomini e Donne adesso chiederei l’esterna
Salve amici e benvenuti al nuovo appuntamento con le canzoni il cui ascolto equivale a trovarsi una testa di cavallo nel letto. Cominciamo subito con un tuffo nel passato.
-Tre settimane da raccontare, Fred Bongusto
A casa mia non abbiamo mai avuto la macchina. Noi abitiamo ad Eboli, il posto più lontano da raggiungere è a cinquecento metri, argomentava amabilmente mio padre quando voleva prendermi per culo mentre passavo l’infanzia prima e poi l’adolescenza a guardare chiunque possedesse una quattro ruote con un misto di ammirazione e diffidenza, implorandoli di portarmi a fare un giro. Il primo è stato mio nonno con la sua renault il cui rombo del motore era chiaramente udibile a due isolati di distanza. Mio nonno, da quello che mi ricordo, è sempre stato sordo: sono convinta che abbia scelto quella macchina proprio perché era l’unica di cui riuscisse a sentire la messa in moto. La renault aveva anche l’autoradio e nell’autoradio c’era una sola, unica audiocassetta con un’unica sola canzone registrata ad libitum e proposta, ovviamente, al massimo delle casse: Tre settimane da raccontare, per l’appunto. Non importava fosse ottobre o gennaio, non importava piovesse o stesse scendendo una luna perfetta e tonda sul rione Molinello: mio nonno apriva la porta del garage ed ecco la venere dalla pelle bionda, bella da far quasi rabbia, sempre sul punto di andare a piangere in cabina. Mio nonno prendeva la Salerno-ReggioCalabria e l’insensibile Fred continuava a fare battutacce. Mio nonno veniva a prendermi a scuola ed ecco che Fred ammetteva finalmente di provare dei sentimenti benevoli per la poveretta infreddolita. Frattanto oltre che sordo mio nonno diventava anche un po’ cecato e mentre era alla guida bisognava segnalargli pali, buche, terreno dissestato. Così, un giorno, mentre Fred continuava nel suo proposito di raccontare agli amici di aver trombato come un riccio durante le ferie, mio nonno con quattro bambine a bordo non s’accorse e si portò appresso le transenne dei lavori in corso sul viale principale. In quel momento, avrò avuto un undici anni, capii due cose:
1) che mio nonno non avrebbe più preso la renault con me a bordo perché mentre lui smadonnava tra le transenne noi bambine gridavamo come se avesse tagliato il traguardo di un rally;
2) che l’intrinseco significato della canzone è che lui, Fred, non era né romantico né innamorato, ma uno che si stava pregustando le facce degli amici segaioli facendosi pure scoprire sul fatto, tra l’altro. Il problema è che ero così contenta in quel momento che rifiutai di prendere coscienza di entrambi i fatti e ciò spiega molte cose di me stessa.
– My Girl, The Temptations
Non so se vi è mai capitato di vedere da vicino un uomo che si sta innamorando. A me no, o almeno non mi ricordo. Ho sempre visto da vicino le cose di Fred Bongusto di cui sopra, con l’uomo che si dichiara presissimo da una tizia il tempo giusto di raccontarlo a tutto il mondo stampato: quando hai finito gli amici a cui dirlo puoi salutarla, così lei comincia il giro al contrario raccontando agli amici quanto sei stronzo (e la soundtrack si sposta clamorosamente verso le femmine indignate e incazzate del mondo pop, tipo Alanis Morisette e Dido). L’avvento di facebook ha fatto crollare vertiginosamente i tempi di obsolescenza della cosa: di solito un paio di settimane e passa la paura. A meno che. A meno che lei non sia d’accordo a pubblicare on line foto semiporno cosicché il racconto sia supportato da immagini. Però mi piace pensare che quando un uomo si innamora, anzi, se un uomo si innamora è come nella canzone dei Temptations che si sente, non come in quella del caro Fred. La canzone dei Temptations dopotutto è un evergreen che si adatta facilmente ai tipi umani, l’hanno cantata pure i Rolling Stones, voglio dire, mica Giggione e Jo Donatello. Il problema è: quanti uomini conoscete che canterebbero orgogliosamente una canzone che dice pressapoco lo so cosa stai per dire, ti chiedi cosa mi è successo, è la mia ragazza, la mia ragazza, stiamo parlando della mia ragazza senza intendere che la ragazza suddetta gli sta sfracassando i maroni con la spesa che bisogna fare e le rate della lavatrice e ciò lo sta riducendo un rottame umano?
– Don’t give up on my now, Ben Harper
Ho interessanti prospettive per il mio futuro lavorativo: una brillante carriera nel campo della ristorazione per zanzare. Ad oggi ho su mani, avambracci, fianco sinistro, schiena, polpacci, caviglia destra 24 morsi, destinati ad aumentare. Considerato il costo della lozione off mi chiedo perché oppormi. Inoltre andiamo incontro all’estate: ciò significa che mentre il mondo intiero si smanica e si sbraccia, io dovrei continuare a vestire magliette a tre quarti e camicette a maniche lunghe per proteggermi dai raggi solari. Considerato il costo della crema a schermo totale con cui sono solita accompagnarmi in questo periodo mi conviene votarmi al martirio via eritema. E frattanto che le temperature aumentano, mi converebbe anche tagliarmi i capelli così e smetterla di spendere il solito patrimonio in balsami districanti alla camomilla: io non sono la signorina della pubblicità garnier, nessuno farà scorrere le dita tra i miei boccoli mentre mi dondolo su un’altalena; gli unici esseri attirati dal chiarore e dalla morbidezza della mia chioma saranno le api, i calabroni, le vespe e il bombo. Solo che. Solo che quando mi sveglio in piena notte preda del fuoco di sant’antonio e con la stessa testa di giovanna d’arco, io sento il mio corpo urlare non rinunciare a me adesso! Cazzo, sono ventotto anni che stiamo assieme e ancora non conosci te stessa? Dovresti cambiare in qualche modo, dovresti fare qualcosa e non dirmi che non sai da dove cominciare. La cosa sarebbe piacevole solo se accanto a me ci fosse Ben Harper a togliermi tutti i dubbi ma, detto tra di noi, quando il nostro canta di non voler combattere la stessa guerra di suo padre, beh, io penso a mio padre e alla sua ciabatta calzata 43 e si, lo invidio moltissimo.
(la prima puntata di questa spasciosciscima classifica la trovate qui)