In medias res

Ho cercato di incastrare il sonno nelle mie giornate, succede che le mie giornate si incastrano nel sonno. Giro mezza addormentata e mezza addormentata cerco di fare la spesa, vedere gli amici, passeggiare, mangiare il gelato, fare pilates (invariabilmente prendo sonno, soprattutto in macchina, anzi, presto pagherò qualcuno perché guidi mentre io dormo col finestrino aperto).

Adesso, sono le 13.02 e io sono sveglia da 9 ore, ho preso 4 caffé e un polase e sono lucidissima. Sto scrivendo, anche. Dopo mi preparerò la fresella e mentre mangio inizierò a scapuzziare. Scapuzziando mi trascinerò verso il letto e allora, solamente allora, stesa sul letto alle due del pomeriggio io sentirò il bisogno di fare una telefonata o di scrivere un’e-mail e il sonno se ne andrà definitivamente. Ieri ho fatto l’errore di addormentarmi alle cinque, svegliarmi alle sette, vedermi riflessa nello specchio del bagno, senza trucco e con la maglietta azzurra Otro mundo es possivel, farmi rabbia da sola per cui vestirmi ed uscire. Gli amici volevano cenare, ma io no, niente fame, solo sete, quindi è finita che ho ordinato una birra rossa a bassa fermentazione dal nome Marzen. Ho ordinato e poi, preoccupata di come il mio precario equilibrio veglia-sonno avrebbe reagito, alle 11 di sera mi sono fatta portare anche un bel caffé per lo stesso principio con cui Christiane F. dosava valium e acido. All’una e dieci ancora mi rigiravo nel letto, ho pensato di alzarmi e anticiparmi con il tempo che non ho, le cose che non faccio. Esempio: ieri, a Roma, poco lontano, si è aperto il primo seminario de Il nostro tempo è adesso.  Si sono riunite tutte le reti che hanno partecipato alla mobilitazione del 9 Aprile ed è un passo importante: bisogna approfondire i temi del lavoro e del welfare, trovare punti di condivisione tra le associazioni, muoversi compatti verso l’autunno elettrico che ci aspetta.  Altro esempio: oggi e anche domani, c’è a Siena il primo incontro nazionale dei comitati di Se non ora quando. Nati con la mobilitazione delle donne nelle piazze italiane il 13 febbraio passato, stanno mettendo in piedi cose bellissime: ho partecipato alle manifestazioni  e agli incontri a Napoli e a Roma, lo dico con cognizione. Ancora: la settimana prossima, dal 14 al 17, vicino Pisa c’è la festa nazionale dei Giovani NON + disposti a tutto: 4 giorni di dibattiti, laboratori, workshop e, mi dicono, ci sta anche la musica.

Io, manco a dirlo, non sono stata e credo non sarò in grado andare a nessuno di questi appuntamenti, niente, nada, nisba, a meno che non li concentrino tra le sette e le nove di sera. Direi che la cosa mi addolora molto se non fossi troppo occupata a spostare scatoloni. Ma voi svegli andateci! E’ necessario e si conoscono molte belle persone (faccio i miei due nomi romani: Claudia, Francesca). Di più. Da quando ho preso l’impegno del Coordinamento dei Giornalisti Precari Campani mi sono accorta che mi sembra di far qualcosa di utile: piuttosto che passar il tempo a lamentarmi (dei soldi, dell’accesso alla professione, del mondo stampato e del caldo) comincio a prendermi delle responsabilità. A fare cose che possano esser d’aiuto ad altri, a far sentire la mia voce piuttosto che sperare che qualcuno la alzi per me, a dire le parole che non ero riuscita a dire ancora. Mi piace pensare che se un giorno impareremo a farlo tutti, questo paese diventerà un posto migliore. Yawn. Buonanotte.