Quello che i numeri non dicono
Non sapevo e non so ancora se sia più giusto parlare di numeri o di storie. I primi sono più semplici perché quelli sono, li puoi girare e rigirare ma non cambiano mica. Le parole, invece, servono alle storie e solo mettendole in fila una dietro l’altra riesci a dar loro un senso, e non puoi mai esser davvero certo che sia lo stesso anche per un altro.
Coi numeri io ho sempre avuto qualche problema, con le storie no.
Nonostante questo non riuscivo a scegliere, allora ho scelto di prendere tutto, numeri, storie, domande, appuntamenti. Li trovate alla fine di questo post, in uno speciale sulla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Quello che è venuto fuori è sostanzialmente che:
- è aumentato il numero delle donne che hanno subito o subiscono violenza;
- la maggior parte di queste donne non affrontano un episodio singolo di maltrattamento, ma una costante, sistematica, svalutazione della propria persona;
- il gruppo sociale di appartenenza di queste donne è eterogeneo: sono giovani, sono laureate, sono madri, sono casalinghe, sono professioniste, sono donne;
- la violenza non è unicamente fisica, ci sono molti casi di violenza psicologica: è quella in cui il dolore è sottile, silenzioso, taciuto e non ha lividi. Ad esser minata è la capacità percettiva, l’individualità, il diritto a dissentire, il diritto ad esprimere la propria opinione. Essendo più difficile da riconoscere per chi la subisce è molto difficile anche chiedere aiuto.
Non ne faccio una mera questione di divisione di genere e questo lo dico a scanso di equivoci – mi capita sempre il buontempone di turno che mi parte con una storia infinita sulla donna fragile et lamentosa che accusa dolori e vessazioni per debolezza di carattere o di spirito -, ne faccio, piuttosto un riconoscimento del diritto di chiunque a veder rispettata la propria identità, i propri sentimenti, il proprio dolore.
Qui e qui ci sono i numeri, le cifre, portate da chi lavora sul campo sul nostro territorio: le donne campane che hanno chiesto aiuto a queste strutture negli ultimi 11 mesi sono circa 700.
Qui c’è la storia ed è una storia cui tengo molto, quella di Eva.
Qui ci sono molti appuntamenti per la giornata di domani, sparsi tra Napoli e altri punti del territorio.
La foto qui sopra è “Zapatos Rojos”, la marcia delle donne assenti dell’artista messicana Elina Chauvet.