“Che se siete onesta e bella,
la vostra onestà non dovrebbe aver commercio con la vostra bellezza” *
“Rosaria, la miss in fin di vita per le botte del fidanzato”
“La reginetta di bellezza massacrata dal fidanzato”
“La miss ridotta in fin di vita dal fidanzato”
Ecco a voi una selezione di titoli sulla storia di Rosaria, che in un Paese in cui si sta attenti davvero alla violenza di genere dovrebbero generare un minimo di vergogna perché il sottotesto che ne viene fuori è uno a scelta tra i seguenti:
1) Vedi, pure che sei bella e miss comunque le hai prese, se stavi a casa non succedeva;
2) O anche, ma come, anche le miss, ragazze belle ed emancipate, prendono calci? Non era una cosa riservata a quelle bruttine, stagionate e timidine? ;
3) Oppure, “anche i ricchi piangono”.
Prima la violenza, poi il moralismo, insomma.
Non è una coroncina al concorso di bellezza a compromettere la vita, bisognerebbe dirlo in un discorso serio, non è un bikini o un sorriso, ma l’idea che la coroncina, il bikini o il sorriso siano cose di cui vergognarsi, da accantonare, quando si matura, quando si diventa donne sul serio, e cioè consacrate ai doveri di madre, casa e famiglia. E non mi dite che i titoli dei giornali quelli sono, c’è poco spazio e poco tempo per dire. Per scrivere “Rosaria, la bellezza non salva”, opinione comunque discutibile, bastava solo un po’ di coerenza.
Altri titoli possibili e meno paraculi:
Rosaria, la bellezza attira l’attenzione, e tu sfilavi pure, su, voglio dire.
Rosaria, meglio la sobrietà.
Il mio sarebbe stato molto più semplice:
“Prende a calci la fidanzata, arrestato”.
*Amleto, Shakespeare.