Mai Dai

Mi sono accorta d’esser diventata grande il giorno in cui ho smesso di desiderare il concerto del Primo Maggio. Non che l’abbia mai desiderato fortemente, eh, ma nel posto dove sono nata cresciuta pasciuta c’è sempre stato questo alone mistico intorno a chi, nel fatidico giorno, saliva su un treno per Roma. Il motivo credo abbia poco a che fare con la manifestazione di piazza San Giovanni e sia più strettamente legato al fatto che chiunque decida di partire dalla stazione del mio paese è un santo.

Quelli che tornavano, poi. La faccia distrutta da viveur e il discretissimo odore di fumo  sprigionato a mo’ di nuvoletta a ogni pié sospinto: ciò giustificava anche l’alone. Raccontavano storie varie di postegge e baci e accoppiamenti e slinguazzate perché dal primo maggio nascevano gli amori dell’estate, gli equivoci che tenevano banco per gli inciuci fino a settembre, cose del tipo “Luigi ha baciato Luisa pensando fosse Marta che è la sorella della sua ex Maria e se lo sa Giampiero li uccide”.

Gli amici di certi amici, poi, l’alone ce l’avevano da sempre. Stazionavano davanti a quello che all’epoca era l’unico bar con atmosfere semiquasirock del paese, non stavano seduti ai tavolini come si usa di solito, no. Non stavano nemmeno seduti al bancone, come pure mi pare si faccia normalmente. Loro stavano a terra, sui gradoni del locale, mollemente adagiati in gruppi di ottantacinque sull’unica provata panchina del posto, avevano una confidenza di luoghi e spazi, la strada era casa loro e in quest’ottica doveva sembrargli logico ostruire, di fatto, il passaggio a qualunque essere vivente. Nell’ultima settimana di aprile il traffico si faceva più intenso: il gruppetto si rimpolpava di visi e facce e bottiglie di birra tintinnanti e sigarette e canne.

Io avevo 15 anni, un jolly invicta, le felpe, le scarpette da ginnastica e il principio di curiosità classico per la varia umanità che si accalcava in poco più di 100 metri: c’erano i trentenni con la passione per il cinema francese e la fotografia b/n, l’attaccatura dei capelli che cominciava a farsi più rada; c’erano le ventenni fighissime tirate a lucido in pantaloni di pelle, il loro amore per la housemusic, Angels of Love. C’erano le adolescenti che come me, prima di me, avevano avuto faccia di cazzo abbastanza per andare a vedere questo mondo altro che si apriva fuori Porta Santa Caterina e prendeva l’autostrada.  Il mio ingresso nella società che include a fasi alterne non fu niente di che: l’età non mi permetteva che uscite pomeridiane durante le quali uno dei trentenni di cui sopra cercò di convincermi che:

  1. i cani mangiano la cioccolata;
  2. Werther non si era mai suicidato;
  3. Innuendo dei Queen non era poi gran cosa.

Capirete il mio odio.

Alla luce del palco montato nel centro di Roma, ho visto spuntare carte da 100mila per fare i biglietti del treno e balconcini di case fuorisede da cui forse possiamo vedere/sentire e genitori compiacenti che ci accompagnano con la Station Wagon e Marta e pure Cristina belle pronte a fare carte e pezzi di fumo grandi quanto tavolette di ritter sport da mettere nei caziettielli e nelle mutande così non ce li trova nessuno. Una delle adolescenti si accodò ad uno dei trentenni in partenza: un pastore tedesco amico del commissario Rex gli zompò addosso alla stazione di Napoli per tutta la roba che tenevano addosso. Suo padre si disse stupefatto. Mai quanto lei e il trentenne, suppongo.

L’anno dopo non so quale associazione decise che tutti noi gggiovani della cittadina avevamo diritto al concerto del Primo Maggio. Indi per cui nella piazza principale del paese fu sistemato un mega super schermo puntato su raitre. Il danno fu che per giorni, settimane, ogni qual volta ci si incontrava, alla domanda “Cos’hai fatto ultimamente?” bisognava rispondeva con aria vissuta: “Sai, sono stato a vedere il concertone” quando, invece, la frase corretta sarebbe stata “Sono stato a vedere il concertone in piazza della Repubblica”.

Così, forse per la mia incapacità di tollerare stronzate troppo a lungo, ho iniziato a dire, con un certo orgoglio, che no, non solo io non c’ero mai stata, ma non desideravo nemmeno andarci. Lo dichiaravo con aria annoiata, pronta a infervorarmi al momento giusto, e sentendomi, per la prima volta, ufficialmente, un outsider.  Le mie motivazioni non avevano il successo sperato: spiegare quanto mi dava ai nervi l’associazione di bandiere rosse + bandiere della pace + rock + dreadlocks + torso nudo + ragazze sulle spalle + postegge + speranze di accoppiamento + ombelico di fuori + folla oceanica uso mandria di bufali + più canne + più bottigliette di acqua e panini + presentatori + viaggio in treno dalla stazione del mio paese + ritorno + soldi che non ci stanno, non convinceva nessuno, e certe volte stancava anche me perchè erano cose che prese singolarmente, una per una, magari mi stavano anche bene.  Dopotutto ero sempre una quindicenne bionda che non sapeva dire bene che nel concerto del Primo Maggio, o forse nelle persone che vedeva parteciparvi, non riusciva a trovare che poche, pochissime corrispondenze con il tema del lavoro, della democrazia, delle prospettive di progresso sociale.

Il concertone, purtroppo, per come me lo raccontavano mi pareva una gita di quelle che si fanno per il ponte, oppure a scuola nello stesso periodo. E di queste uscite in pullman con tutta la classe, sarà una pecca ma io non ricordo il programma di viaggio di studio ma gli scherzi, l’ilarità, lo spacciare vodka al cocco per acqua e darlo da bere alla prima malcapitata, l’aspettare tale ragazzo all’uscita di tale albergo, fumando tale sigaretta con tale musica di sottofondo, come hai detto che si chiamava quella canzone?

Oggi il gruppo si è sfilacciato: alla birra e al fumo collettivi si sono aggiunte inclinazioni individualistiche come la bellezza della scrittura e l’utilizzo macchine fotografiche non digitali. Susan Sontag ci vedrebbe un bel po’ di implicazioni psicoanalitiche, io penso semplicemente che quando vivi nel sud del sud devi trovarti un minimo di occupazione se non vuoi fare la fine di Jack Torrance in Shining, quindi ben venga. Certo, il casino che sta sotto casa mia, non vi dico . In questo contesto, suppongo che il concertone del Primo Maggio rappresenti ancora una buona occupazione.

Commenti

  1. Il concerto del primo maggio secondo me ha un funzione strana…Per esempio, perchè i rappresentanti del sindacato hanno parlato dietro il palco e non sul palco???

  2. Sai, anch’io mi sono spesso interrogato sul significato del concerto del primo maggio. Solitamente tendiamo a dargli un significato politico e sociale quando invece si tratta semplicemente di una occasione per stare insieme e per passare una giornata stancante ma diversa dalle altre, diversa dalla routine quotidiana.
    Non ti nascondo che in queste occasioni mi piacerebbe assistere ad un maggiore centralità della persona qualunque e meno ad una sfilata auto – celebrativa di cantanti, vip, leader sindacali e politici. Vorrei che sul palco salga il precario o precaria di un call center, lo stagista che “lavora” gratuitamente ecc I leader, i cantanti dovrebbero diversamente essere soltanto delle figure di contorno.
    Eppure il precario del call center e lo stagista che “lavora” gratuitamente continuano a rimanere delle figure anonime, dei volti indefiniti all’interno di una massa di persone che gridano, che si esaltano ma che difficilmente comunicano e dialogano tra loro. E alla fine della giornata ti dici: mi sono divertito/a e poi…

    Marco Patruno

  3. Ciao Santaprecaria!
    Giungo qui a sbirciare da Anobii!

    Ho realizzato l’esistenza del concerto del 1°Maggio non troppi anni fa, non ho mai trovato nessuno che si sobbarcasse con me il viaggio allora, adesso credo mi sia passata la curiosità.

  4. @Marino: ho fatto lo stesso pensiero.
    @Ciro: probabilmente il motivo è stato chiarito lo scorso anno dalla Gerini, quando espresse la sua opinione sullo scaricare musica da internet.
    @Marco: ciao e benvenuto. Stesse perplessità e riflessioni. Mi sarebbe piaciuto davvero sentir parlare un precario, così come un operaio e un impiegato. Mi sarebbe piaciuto vedere 10 minuti dedicati, senza spettacolarizzazione, al lavoro.
    @Fran: gli Elii sono stati stupendi o stess. Soprattutto quando hanno spiegato come mai se ne andavano. :P

  5. questo tuo sparare a zero in questo modo mi diverte molto. è curioso quanti giudizi siano stati buttati su qualcosa che nn si è mai visto. è buffo come ancora l’abito faccia il monaco e se uno c’ha una qualsivoglia passione comune automaticamente diventa un disoccupato nulla facente. sono davvero divertita :)

  6. Scusa Alessandra Scamurra, ma perché uno/a per avere un’opinione su un fatto più televisivo che “di piazza” come il concertone del primo maggio deve per forza esserci stato?
    Personalmente ci sono stato in piazza e sono stato in piazze anche meno “compiacenti” e tranquille e francamente penso che quell’evento televisivo sia da abolire.
    Abbi pazienza, fammi fare il demagogo che funziona bene a sinistra di questi tempi: perché non lo si fa davanti alla Tyssenkrupp, il concerto? E poi vediamo l’abito (mangiato dalle fiamme) di chi fa il monaco.

  7. Ciao Alessandra, benvenuta. Non capisco bene il tuo commento: personalmente, il concerto del primo maggio l’ho desiderato come credo facevano molte persone della mia età (e sto parlando di 10 anni fa). Non vi ho partecipato, certo, ma l’ho visto nella famosa piazza di cui sopra e l’ho vissuto di striscio e riflesso su chi ci andava. All’epoca avevo queste impressioni, in parte confermate, cose che si sono aggiunte alle riflessioni che faccio oggi. Perchè io vorrei vedere una piccola, sparuta, minima parte di lavoratori sul palco e, visto che si tratta di un evento rivolto per buona parte ai giovani, mi piacerebbe sentire parlare pure loro, sullo stesso tema. Detto questo stop: come ho già detto magari certe associazioni mi danno ai nervi, ma le cose, i principi base, presi singolarmente mi stanno bene.

    PS: non capisco una cosa poi sul disoccupato nulla facente e sull’abito che fa il monaco: cosa significa? Io nullafacente non sono. Semmai sono una facente semioccupata poco retribuita. C’è una sfumatura in più e come vedo dalle tue foto, tu sai cogliere le sfumature. A presto,

    Raffa

  8. Bhè, anche io sono stato sempre scettico sul 90 % dei partecipanti a queste manifestazioni; spesso è gente che ha addosso 500 euro in vestiti e poi pretende di stare allo stesso livello di un precario da 600 euro (al mese!).
    Brava Santa Precaria, ottimo ritratto
    andy (quello che infesta anche il blog di ciro!)

  9. scusate mi sa che mi sono spiegata male. Quando parlavo di disoccupati nulla facenti mi riferivo allo stereotipo del frequentatore di bar similrock del paese,ke d che mi sembra una generalizzazione piena di inutile acidità, e non a te.
    In fondo tu stessa hai detto di non aver frequentato a fondo queste persone.
    @ciro: a me del fatidico concertone non me ne puo’ fregare una nespola. però, porca miseria, è un concerto e non un colpo di stato. ridimensioniamo le cose dandogli il giusto peso. dire cose tipo “perché non lo si fa davanti alla Tyssenkrupp, il concerto? E poi vediamo l’abito (mangiato dalle fiamme) di chi fa il monaco” mi pare un tantino esagerato…

  10. @Alessandra: sono persone che non frequentavo, ne conoscevo due o tre persone di un gruppo molto molto ampio. Non mi pare di aver scritto si trattasse di disoccupati, anzi, credo fossero persone alla stenua ricerca di qualcosa da fare (e nel posto è un po’ difficile, o almeno lo era per me). Però il bar a cui fai riferimento non so se è lo stesso che intendo io, che mi riferisco sempre a 10 anni fa, eh!
    Magari quando torno ad Eboli faccio un giro da quelle parti (e fu così che la trovarono morta).
    Tu sei della zona?

    @ciro: ciro è molto molto molto integrale. Mi piace :)


    @andy: ad avercele 600 euro al mese.

  11. E cmq “ho capito di essere diventata grande quando ho smesso di desiderare di andare al concerto del primo maggio” è una verità universale e indiscutibile….

  12. La frase “quando vivi nel sud sud devi trovarti un minimo di occupazione se non vuoi fare la fine di Jack Torrance in Shining.” mi sembra familiare ed in questo modo ho palesato la mia presenza qui e scusate il commento fortissimamente OT.
    Prova a dire adesso chi perseguita chi.
    Bwahahahah

  13. Io quest’anno alla veneranda età di 29 anni sono andato per la prima volta al concertone… Ma non ho più l’età dei cannoni e dei litri e litri di alcol… Anche perché hai ragione tu, il concertone è sì una bella manifestazione, ma non esiste nessun risvolto politico… E anche la gente che milita nei partiti e nelle associazioni di sinistra, va lì solo per divertirsi…