Coloranti
Il punto in cui stavo dieci anni fa adesso si vede bene dal balcone di casa mia, anche se la gelateria non ci sta più, i padroni hanno fatto i soldi e dalla cosa artigianale che ti davano anche il bollino del latte sono passati al franchising dei tavolini di plastica e dei gazebo riscaldati. Claudio questo lo sapeva, diceva che una volta si era comprato un cono alla frutta e nella frutta c’erano i coloranti. Io mi immaginavo una bustina bianca tipo droga che usciva tutta azzeccosa e gelata con la scritta arancio, perchè ero in quel periodo in cui i pericoli avevano nome e cognome messo a stampatello. Claudio disse così, e siccome era lui che veniva a parlare con i professori a scuola, siccome era lui che faceva la corna con le dita lunghe quando le mie compagne mi prendevano per culo, siccome era quello che m’aveva accompagnato il giorno che m’avevano tolto l’appendicite, siccome lui sapeva pure il nome del tizio su cui sbavavo appena appena, allora ho iniziato a prendermi il gelato solo al Bar sport, sicura nella scelta dei cinque gusti. Claudio mi pareva assai grande quando è morto ma la verità è che c’aveva trentanove anni che adesso mi sembrano pochi, ho amici di trentanove anni, il domandatore ufficiale Pinuccio ne tiene 48. Tutte le cose che ho, chissà quante ce ne aveva lui: la casa nuova, il fornopizza, il lavoro, la divisa, la barbetta che si stava facendo crescere, i temi di italiano che voleva leggere per primo, i film dell’orrore che gli dovevo segnalare per telefono. E le vacanze, tutte le vacanze che ho fatto con lui, le uniche che ricordo, l’estate del millenovecentonovantacinque.
Mi hanno chiesto di scrivere il manifesto pure quest’anno e a me non è che non fa piacere, è solo che non so che cosa, fisso il foglio per tre quarti d’ora e poi scrivo cose ovvie. Mi tengo nel vago, mi sto attenta alle parole difficili, perchè mi pare di prendermi delle libertà che non sono mie e non gli si può chiedere se lui è d’accordo, se davvero gli piacevano i miei temi o se ai suoi occhi ero una bambina problematica che andava portata in vacanza. Dal balcone vedo le luci, quest’anno hanno messo gli ombrellini e infatti non leva acqua da terra da una settimana. Dieci anni fa non pioveva, questo me lo ricordo chiaro. Dice che la memoria in certi casi funziona come una stampante. E’ una memoria primitiva: dato il grado di sorpresa di un evento, la mente produce flash dettagliati sulla situazione vissuta. Il ricordo va in stampa, impresso. Io ho così ricordi di quello che è venuto dopo: della telefonata, del tono di voce di mia cugina che già allora mi pareva afono, del ritrovarci tutte piccole e minorenni in una casa vuota ad aspettare notizie, del fatto che ridevamo perchè a stare tutte insieme non sapevamo fare altro. Avremmo riso anche la sera del visito, a squagliare il formaggio sulle foglie di limone, davanti al camino, quando i grandi ci parevano gli unici abilitati alle lacrime e Claudio pareva dover ritornare da un momento all’altro e dire:che cazzo, avete cominciato a mangiare senza di me? Io ho pianto dopo, perchè allora non capivo, forse non capisco ancora.