Tagbastardi senza gloria

2015/2016: da Shoshanna di “Bastardi senza gloria” a Teresa di “Un posto al Sole”

 

La scena del café mirabilmente compromessa da Teresa

Cari cari amici, 

abbiamo pochissimo tempo e Renzi non se ne è accorto, ci immagina tutti rilassati, calmissimi, una mano impegnata a giocare a Burraco e l’altra a contarci i soldi. Il nostro Presidente del Consiglio ha tanta fiducia in noi, e chi sono io per mettere in discussione quello che lui vede (con il suo terzo occhio, sono sicura)?  Ergo, devo avere qualche altra mano tipo dea Kali perché nel contempo ho anche fatto i piatti che aspettavano da due giorni che io non fossi completamente sfrantummata, controllato il mio conto corrente (e lì proprio, uagliù, ho deciso di dare fiducia a Renzi ma assai, insomma quasi quanta ne ho in Paolo Fox), mi sono vestita, ho controllato la mia agenda, fatto un paio di cose di lavoro, pregato che non ne escano altre (ne usciranno, tranquilli, questo non è ne Renzi ne Fox, questa è Baba Vanga, la veggente che oltre ad aver previsto la presa di Roma da parte degli estremisti islamici ha anche detto molto molto chiaramente che non avrò bene) e comunque se mi avanza tempo dovrei togliere i panni dal balcone che se sparano un track un po’ più pesantuccio pigliano pere (traduzione per i non autoctoni: prendono fuoco in una sola vampa potentissima).  Il Comune ha fatto una campagna apposita contro i botti con tanto di video e di lettera a sostegno dei nostri amici animali che la notte del 31 escono pazzi (sì, purtroppo è così, ho un gatto e durante le feste sembra me il lunedì mattina quando suona la sveglia delle 7 e io, dopo una nottata di Long Island e matte risate, più che in ritardo sulla mia tabella di marcia quotidiana, sono in ritardo sulla mia vita. Ovviamente in una mano ho le carte del Burraco e nell’altra un portafogli zeppo, il sorriso sulle labbra e tanta fiducia nella vita: non è Renzi, stavolta: è l’alcol). Ma torniamo a noi: il Comune, la prossima volta, può fare anche una campagna sui botti che possono dare fuoco ai panni stesi o alle auto parcheggiate o a voi tutti che la notte di Capodanno pensate – oh, dolci cari ingenui – di uscire tranquillamente da casa vostra sita in quartiere popolare senza che nessuno faccia il tiro al piccione dai balconi e soprattutto – amici, vi comprendo – di ballare e cantare e festeggiare ovunque voi decidiate di andare e di tornare a casa vostra, sita nello stesso quartiere popolare di prima without any problems? Secondo me può avere dei riscontri.

Un grande manifesto come questo qui: 

 

 

Se l’idea vi piace, fatemi sapere, ovvio: ne possiamo pensare di personalizzati per ogni esigenza del tipo: “non sparare i botti sennò pateme arò mette ‘a machina e la mia fidanzata il giorno appresso si incazza perché non la posso andare a prendere e teme che io non voglia presentarla a casa ed entrare in famiglia mentre la verità è ca nu track ha fatto zompare il tergicristalli e parteme sta jastumann”.  

Ma torniamo a bomba sul 2015-2016 e la transizione tra loro, anni che secondo le previsioni astrologiche si preannunciano, per la sottoscritta, particolarmente diversi ché sono dell’Acquario e secondo studi approfonditi da alti ranghi, saremo liberi e felici come una farfalla (e questo senza che voi uomini dobbiate sperimentare il ciclo mestruale e relativo acquisto di assorbenti con le ali anche se altri studi, oltre che alle mie vicende sentimentali, dicono che il ciclo lo avete anche voi) . Vi voglio segnalare solo una cosa, una piccolissima che il tempo è poco ché, diciamolo in coro, Baba Vanga di cui sopra ci ha preso , e cioè: 

Ho delle serissime difficoltà a ricordami di me com’ero l’anno scorso oggi: cioè, non mi ricordo se avevo i capelli lunghissimi o li avevo già – di nuovo – tagliati. Non so se ero felice: devo cercarmi le e-mail per capirlo. Il massimo che riesco ad acchiappare del 2015 sta su facebook e questo fatto, signori, non mi piace proprio, ma per niente. Tutto quello che ricordo senza necessità di supporti web va da fine luglio a inizio ottobre: prima e dopo c’è un track tipo notte di Capodanno perenne. Tipo: Cosa hai fatto a Gennaio? BUUUM! Cosa ad Aprile: ARIBUUUUUM! E Novembre, te lo ricordi? STRABUUUUUUUM. Non so se è bene o male, ma per molto tempo ho vissuto sotto la soglia di consapevolezza. Mi spiego: vi è mai successa quella cosa che vi state lavando i denti in automatico e andate belli lisci a rimuovere tutti i possibili rischi di carie con un dentifricio sbiancante e uno spazzolino progettato dalla Nasa, poi alzate gli occhi nello specchio e zac, succede come nel “Poema a fumetti” di Dino Buzzati che dice “Ti ricordi che i due si baciavano e tu solo? Chopin discese dalle mansarde di Dio e ti colpì per sempre alla nuca facendoti grande e infelice”? Ecco, così. E così è andata tranne per l’estate e l’inizio dell’autunno. E so anche il perché. 

Ero felice, signori. Molto anche. Più di quello che dice Renzi addirittura, anzi Presidé, non è che stavo giocando a Burraco: stavo stravincendo. E per varie ragioni. Anche geografiche, del tipo: essere dall’altra parte del mondo con il culo nel mare più limpido che possiate immaginare, la sabbia che sembra talco, l’impossibilità di connettersi ad internet, la necessità – per dire a qualcuno che gli vuoi bene – di aspettare (anche mesi se ti affidi alle poste cubane). E il formalismo di certe altre comunicazioni, quel pare brutto da cui vorrei liberarmi (l’ofanità napoletana, uagliù, è il vero cruccio: volere andare d’accordo con tutti, anzi, voler piacere a tutti e pensare che se ometti, nascondi, semplifichi, alla fine d’accordo con tutti ci vai, perché sei gestibile. Oppure ti sfoghi con una superzeppata online, eh). Comunque, amici, e chiudiamo che si è fatto tardi: il consiglio migliore del 2015 me l’ha dato una signorina caraibica molto simpatica (e anche molto bona, sì) che aveva sviluppato con la sottoscritta una certa empatia data dalla comune passione per la manicure alla francese che da noi non si porta più ma a Cuba spopola. Yuné, così si chiamava, parlandomi della sua vita e degli scazzi del fare l’animatrice in un resort all inclusive in cui la gente paga e si aspetta di trovare non solo colazione-spuntino-pranzo-spuntino-cena + alcol servito direttamente in piscina ma anche la pace nel mondo, mi spiegò che lei, quando si trovava a vivere una situazione delicata o particolare o aveva una conversazione poco piacevole, ecco, abbassava l’audio e cominciava a cantare la sua canzone preferita del momento in capa a lei. Per me è stata una rivelazione tipo terzo segreto di Fatima. Cantare in capa a me, perché non ci avevo mai pensato? 

Da allora, vi assicuro, l’ho fatto spessissimo e voglio continuare a farlo. Certo, in alcuni momenti prevedo che non mi basterà canticchiare ma dovrò anche pensare alla traduzione, a ricordarmi il video o a girarne uno in automatico in testa a me come facevo quando andavo all’Università e tutte le mattine prendevo un bus sonnacchiosissimo immaginandomi un futuro da videomaker. In ogni caso, la canzone ce l’ho. Ed è un brano che esplicita chiaramente quello che vorrei dal 2016. Si chiama “Ser de sol“, ovvero “Essere il sole” che suona malissimo lo so e per questo la canzone è in spagnolo. Chiede una cosa bellissima che è l’unica su cui vorrei scervellarmi nel prossimi 12 mesi sapendo bene che io, senza domande epocali comunque non campo, ma non posso spiegarvela. Vi conviene ascoltare e fare un giro su Google Translate, insomma. In questo modo, forse, il consiglio di Yuné funzionerà anche per voi. Forse, anche per voi, ci sarà un momento in cui ammetterete di non aver mai dubitato davvero degli altri, ma della vostra capacità di raggiungerli e toccarli davvero. E il tutto, amici, senza tirare in ballo l’economia, la precarietà, la vita atroce mentre giocate a Burraco, il lavoro, le vicende amorose che magari voi, nella vostra vita, pensavate di fare come Shoshanna di Bastardi senza gloria e invece state in una puntata di Un posto al Sole (e siete Teresa), ma ballando e canticchiando, dolcemente, mentre pensate, ma sì, vediamo che carta mi tocca adesso, forza.