Don’t stop believing
Diciamo che non era un bel periodo quando lui arrivò nella mia vita.
Basti dire che tenevo la tv accesa tutto il giorno e mangiavo frutta con la buccia seduta davanti al pc, ed era agosto, ad aspettare cose che non sarebbero arrivate, non tramite connessione adsl comunque. Arrivò, invece, la sua voce, qualcosa circa un funerale da organizzare. Dice: “niente fiori, niente commemorazioni, la gente viene, saluta, mangia qualcosa e se piange cazzi suoi”.
Mi sembrava giusto.
Io i funerali non li ho mai sopportati.
E se piangi sono sempre e comunque cazzi tuoi.
Sarebbe bastato questo per dirgli grazie. Ma nel corso dei mesi successivi, quella stessa voce ha detto altre cose, ad esempio che non esiste soluzione geografica ad un problema di natura emotiva. O che ogni dolore ha un suo prezzo e il bordello è scoprirlo. O di ricordare i momenti belli, che è diverso da dire: sii cieco e non guardare il resto.
.Il mio amore per i Sopranos è nato in ritardo, alla quarta replica della serie, quand’era ormai un riempitivo da canale digitale, ma è arrivata nel momento giusto. Lui non era esattamente un bell’uomo, ma a me piaceva un botto: mi dava un senso di protezione, e questo, in quel particolare momento della mia vita, era la cosa di cui avevo più bisogno e che meno pensavo di poter provare. Non per uno così. Non per uno che interpreta un boss della mafia italoamericana che soffre di attacchi di panico ed è sessualmente compulsivo. Non. E invece sì. Sarà stata la presenza scenica o forse l’ironia, non so, ma la sua esistenza mi rincuorava tanto. Mi faceva pensare: ecco, c’è ancora un uomo, c’è ancora un attore, c’è ancora James Gandolfini.