Taglibro

Suding fredding

Stasera, verso le ottottoemezzo, dovrei stare qua.

Dico dovrei perchè in questi ultimi giorni sono capitate varie cose che vado a riepilogarvi in ordine sparso:

treno alle 7 arrivo a casa alle 10 prendo le chiavi vado al municipio vado agli uffici alla cultura prendo altre chiavi entro nella sala nella sala fa molto caldo apro le finestre togliamo il videoproiettore, si? E comunque tuttapposto ci vediamo domani mi raccomando chiudi bene ho bisogno di due tavoli i tavolini da bar hanno le gambe storte reggono una torta di dieci chili secondo te? Ma la torta chi la fa ma è sicuro ma mancano meno di 24 ore vuoi vedere che? La torta quale torta no signora si signora grazie signora signora lo spumante la festa in piazza la musica a palla e nel vicolo ci vuole la videosorveglianza che qua ci stanno i giovani che si drogano no? E la torta ti telefono addobiamo la sala ma la sala è già addobbata dobbiamo andare a pulire appendi i quadri mezz’ora e finiamo ma dovete mangiare i panini  e fumare proprio qua? I capelli i capelli con il riccio sono tutti scesi e mi faccio la coda e mi metto cosa mi metto e che ne so. E le scale del centro storico sono tutte sgarrupate e la curva a bocconcino e gli amici e i parenti e i fiori e la presentazione e la lettura e (ovviamente) la torta. E puliamo e la spazzatura e chiudiamo con le chiavi a doppia mandata e andiamo a mangiare la pizza sì? E la pizza è molto buona ma ci vuole anche il gelato e allora congestione dolore dolore dolore si? Non mangiare non toccare dormi dopo vengo a vedere come stai e allora anche io e anche il gatto e anche nonna e tutti i parenti e i fiori non si possono portare al cimitero perchè d’estate fa caldo e niente fiori e allora mal di testa mal di testa dolore dolore dolore si? La sveglia sono le 6 e alzati e il caffè e il bus e la salerno reggio calabria e l’uscita autostradale sta chiusa e napoli e capodimonte e finalmente stai bene eh?

Un po’confusi? Anche io.

Di certo so che: durante la presentazione è partita, diffusa dagli altoparlanti in sala, la canzone “Ti amo non ti amo” di Raffaella. Che Peppe Porzio e Arnaldo Capezzuto sono stati stupendi. Che è stato carinissimo anche il mio domandatore ufficiale Pinuccio. Che la torta era buona. Un po’ come tutte le cose che fai da te con l’aiuto di chi ti vuol bene. So infine, anche un’altra cosa e cioè che potete trovare “Santa Precaria” in tutte le librerie d’Italia, tranne che in quelle del mio paese di origine (e non si è ancora ben capito perchè, ma una commessa ha risposto ad un giornalista napoletano recatosi in loco per acquistarne una copia che “questo libro noi non l’abbiamo voluto ordinare”). Potete ovviare in milleuno modi diversi, anche via internet.

Serendipitità a tutti!

La presentazione di Eboli è cominciata così: io che arrivo alle 12 per addobbare la sala e trovo la sala in pieno addobbo di una mostra di pittura e fotografia. La cosa, dopo un primo attacco isterico della sottoscritta, si è rivelata essere un fortunatissimo incidente: i quadri hanno dato colore alla sala; le foto le hanno conferito calore. Tutt’apposto, insomma, anche grazie alla presenza di persone eccezionali (sì, proprio voi 3). Prometto post dettagliato appena mi riprendo dalla pappa zuccherosa in cui sono immersa.

Nemo propheta in patria

Stamattina hanno suonato alla porta. Era un’operatrice di non so quale compagnia telefonica. Ha i capelli piastrati, una cartelletta bianca in mano. Mi guarda da dietro gli occhiali da sole a goccia e fa: “Tieni il telefono?”. Faccio sì con la testa e lei segna qualcosa sul foglio. Preciso: “Si, ma tanto non serve a niente”. Mi guarda basita, con la penna a mezz’aria: “In che senso?” continua. “Nel senso che è inutile. Dovrei avere qualcuno da chiamare a telefono, per prima cosa” puntualizzo. Ho la faccia affranta, lo so. Ho finito di piangere due secondi fa davanti ad un comunicato stampa. Mi guarda ancora, poco convinta: “C’è un’offerta che allora può essere interessante perchè…” Apro le mani e alzo braccia, come se stessi dirigendo le ultime battute di un’orchestra: si ferma di botto. Ci guardiamo per un nanosecondo di pace cosmica. Lei mi sorride e le sorrido anch’io di riflesso, incerta dell’aspetto che ho, del mio pigiama, dei capelli legati e degli occhi rossi. Ma lei è sicura, adesso. Cambia foglio dalla cartelletta, riprende la penna. Apre la bocca lentamente e mi dice: “Stai cercando lavoro, vero?”